DUOMO DI MILANO
«La delicatezza nella grandiosità ed il suo biancore conferiscono al Duomo di Milano l'aspetto di un ghiacciaio con mille punte, oppure di una gigantesca concrezione di stalattiti; si fa fatica a credere che esso sia un'opera eseguita da mano umana» - così scrisse Théophile Gautier nel 1855.
UNA LUNGA STORIA DI RESTAURI
La conservazione del Duomo è un’attività che non si esaurirà mai e che presuppone un continuo intervento sul monumento. La secolare durata della costruzione del Duomo comportò fin dall’inizio problemi di mantenimento delle parti costruite e già danneggiate. La prima applicazione della moderna coscienza del restauro fu il consolidamento della Guglia Maggiore che l’architetto della Fabbrica, Pietro Pestagalli (1840), aveva proposto di demolire e ricostruire su un suo nuovo progetto più conforme allo stile della cattedrale. Da allora l’attività del cantiere sulle parti costruite, ma rovinate è continuata cercando di rispettare le strutture preesistenti. Da allora si sono tenuti innumerevoli interventi per combattere lo stato di degrado di cui si trovavano le sculture e le opere di ornato intaccate dallo smog e dal guano dei piccioni. Per questo motivo la cattedrale viene definita scherzosamente "un cantiere aperto".Anche all’interno i lavori non si sono mai interrotti e Magistri ha avuto l’onore di restaurare uno dei capolavori più antichi presenti nella cattedrale, ossia il portale gotico della Sacrestia Aquilonare, oltre all’attiguo transetto Nord e alla controfacciata.
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