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MONUMENTO FUNEBRE C.BELGIOJOSO

"un gesto che attraversa i secoli"

Il suo nome completo era: Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio. Nasce il 28 giugno 1808 a Milano. La sua famiglia viene citata nei libri di storia da appena dopo l’anno mille e con questo cognome illustre ci sono stati generali, podestà e personaggi illustri di ogni genere. 

Impresa di Restauro Magistri S.R.L, Restauro del monumento funebre di Cristina Belgiojoso

IL SARCOFAGO

All’entrata del cimitero di Locate di Triulzi (MI) è ubicato il sarcofago dedicato a Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Un volume di sezione rettangolare realizzato in marmo policromo in stile romano intarsiato e levigato raffigurante un tempio, sorretto da otto pilastri esagonali con capitello, quattro collocati agli angoli e quattro in posizione centrale rispetto ai fronti del complesso, i quali, a loro volta sono supportati da un basamento dal nucleo in cemento a vista direttamente posto sul terreno ghiaioso. L’intero complesso scultoreo presenta una copertura a quattro falde, di dimensioni inferiori rispetto al sarcofago sottostante, i cui angoli sono rifiniti da quattro acroteri. La sua posa risuta essere fuori asse, la mancanza di simmetria lascia ipotizzare che sia frutto di un indagine sul contenuto. Sugli angoli della cassa sepolcrale si erigono quattro colonne esagonali con capitelli scolpiti in foglia d’acanto. Essa presenta su tutti i fronti decorazioni a cassettoni che delimitano differenti decorazioni centrali, fungendo così da cornice. Sui lati corti si notano gli stemmi della famiglia (Trivulzio e Belgiojoso), sui lati lunghi si distinguono invece gli epitaffi dedicati alla Principessa.

Archivio fotografico

Tavole tecniche

Prima

e Dopo

STATO DI FATTO

Nel febbraio 2019 fu effettuato un rilievo visivo ravvicinato in sito, con documentazione fotografica. Il sarcofago risultava in degrado avanzato e stabilità precaria. Erano visibili precedenti interventi inidonei e in disgregazione, privi di documentazione.

Ampie superfici — tetto, corpo, colonne, pilastri e basamento — mostravano accumuli di particolato atmosferico, monossido di carbonio, alghe, funghi, licheni e muschi. L’ubicazione esterna e la mancanza di protezione avevano favorito depositi, patine biologiche, alterazioni cromatiche rosee e erosione.

Il coperchio, mai correttamente riposizionato, era fuori asse e aveva subito spostamenti, con conseguenti fessurazioni e fratture. Una frattura centrale verticale attraversava quasi tutta l’altezza del tetto, causando infiltrazioni.

La colonna anteriore destra risultava spostata, compromettendo anche l’ancoraggio in ferro, ormai infranto. Il basamento mostrava distacchi tra sarcofago e pilastri, compromettendo la stabilità generale dell’opera.

Nel sottosquadro della cornice aggettante si riscontravano incrostazioni, oltre ai degradi già descritti. Gli stipiti angolari del basamento mostravano scagliature e macchie biologiche lungo le stuccature di raccordo.

Gli stemmi delle famiglie Barbiano di Belgiojoso e Trivulzio presentavano colonizzazioni biologiche, perdite di tasselli, scagliature, pellicole estranee, degrado cromatico e macchie.

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LAVORAZIONI

Fase 1: Movimentazione della copertura
È stata effettuata la movimentazione della copertura per consentire un accesso sicuro e completo al monumento.

Fase 2: Spazzolatura meccanica a secco
Le superfici sono state accuratamente spazzolate a secco con mezzi meccanici per rimuovere i depositi incoerenti.

Fase 3: Applicazione di NASIER
È stato applicato NASIER per eliminare colonizzazioni e patine biologiche dalle superfici.

Fase 4: Test preliminari
Sono stati eseguiti test preliminari per definire le tecniche e i prodotti più idonei per pulitura, consolidamento e protezione.

Fase 5: Pulitura a secco e umida
Dopo la pulitura a secco è seguita una pulitura umida. Sono state rimosse le integrazioni ammalorate per carenza di coesione meccanica.

Fase 6: Riadesione con silicato d’etile
Le parti disgregate o esfoliate di piccole dimensioni sono state riadesse con ESTEL 100 (silicato d’etile).

Fase 7: Riadesione con resina epossidica
Frammenti e scaglie pericolanti sono stati fissati mediante resina epossidica in pasta.

Fase 8: Microstuccature localizzate
Nei casi di microfessurazione, scagliatura o pitting, sono state eseguite microstuccature con malte specifiche per rallentare l’ingresso di acqua e umidità.

Fase 9: Trattamento protettivo finale
È stato applicato il protettivo idrorepellente SIOX-5 RE10S SILTEA, a base silossanica, con spruzzo o pennello, in condizioni ambientali idonee e su superfici completamente asciutte.

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

Archivio Fotografico
Tavole tecniche

DOCUMENTI TECNICI

Prima e Dopo

PRIMA E DOPO

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