
PORTALE GOTICO
I rilievi scolpiti in marmo dal stupefacente effetto di luce e ombra in origine erano decorati in foglia d’oro, azzurro oltremare, rosso e bruno con piccole parti in metallo dorato e finte pietre preziose. I portali con il loro delicato e finissimo intarsio incantano per la loro cura nel particolare scultoreo e per la loro poesia.
TRACCE DI COLORE
Nel restauro, l’attenzione si concentra spesso sul risultato estetico finale, trascurando il complesso processo che porta alla conservazione dell’opera.
Il portale della sacrestia settentrionale del Duomo di Milano custodiva un mistero che il tempo aveva reso sempre più difficile da decifrare: come si presentava in origine? Era decorato? Esistevano ancora tracce della sua finitura policroma?
Durante l’intervento, alcune di queste domande hanno trovato risposta, aprendo nuove prospettive di ricerca. Talvolta le evidenze sono chiare e complete, altre volte emergono solo frammenti, intuizioni nate da un dettaglio cromatico appena percepibile.
Il lavoro del restauratore si muove tra rigore e sensibilità, guidato da informazioni storiche, analisi tecniche e confronto continuo con studiosi e funzionari preposti alla tutela del patrimonio.


DUE GRANDI
MAESTRI
Il portale della sacrestia aquilonare è frutto dell’opera di due grandi maestri che, fin dalle origini, contribuirono alla costruzione del Duomo di Milano.
Giacomo da Campione, attivo già nel 1387 con il titolo di magister a lapidibus vivis, ricevette l’incarico per la realizzazione della scultura del portale, avviata nel 1389 e completata nel 1395.
Giovannino de Grassi, architetto, scultore e pittore, lavorò al cantiere dal 1389 occupandosi della decorazione pittorica dei portali di entrambe le sacrestie. Studi recenti attribuiscono anche al fratello Parrino de Grassi l’esecuzione delle pitture a foglia d’oro, azzurrite e terra d’ombra, nonché delle figure di sante e santi sui pilastrini angolari.
Il loro contributo segna ancora oggi il volto della parte posteriore della cattedrale. Entrambi morirono nel 1398, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, in circostanze rimaste misteriose. La loro eredità, fatta di disegni, progetti e intuizioni stilistiche, ha lasciato un segno duraturo nella storia costruttiva del Duomo.
SCULTURE
POLICROME
Il restauro delle sculture policrome del Duomo è stato un intervento complesso e di grande sensibilità, condotto nel pieno rispetto della materia originaria e della lunga storia conservativa delle opere.
Si è intervenuti su superfici scolpite e decorate con tecniche rare e fragili, come pitture ad olio su marmo e dorature applicate, spesso compromesse da antichi tentativi di manutenzione o da secoli di incuria. Tra tutte le fasi operative, la pulitura ha rappresentato il momento più critico e significativo: non si è trattato semplicemente di rimuovere “sporco”, ma di recuperare l’equilibrio originario tra materia e colore, rivelando la complessità dei materiali e delle lavorazioni.
Un'opera d’arte, infatti, non conserva soltanto la sua forma e i suoi pigmenti, ma anche le tracce degli interventi che nei secoli l’hanno modificata, protetta, adattata o, talvolta, fraintesa. Le sculture del portale gotico, ad esempio, si presentavano coperte da più di seicento anni di depositi: polveri, nero fumo, oli siccativi pigmentati, cere e residui stratificati, che oscuravano i dettagli degli intagli e soffocavano le finiture pittoriche.
Il lavoro di restauro è stato condotto "in punta di piedi": rimozione selettiva e progressiva dei depositi, controlli costanti sotto luce UV, e test preliminari per ogni fase. Un intervento calibrato, che ha restituito leggibilità e dignità a queste preziose testimonianze di arte e devozione.


MINIATURA
LAPIDEA
Le raffinate decorazioni cromatiche del portale della sacrestia settentrionale richiamano l’estetica preziosa delle miniature medievali: colori vivaci, dorature finissime e dettagli minuziosi, che trasformano la superficie marmorea in una vera e propria “miniatura policroma”.
Uno degli elementi più distintivi è rappresentato dalle figure di santi e martiri dipinte direttamente sui pilastrini centrali. Queste immagini, contornate da un tratto scuro marcato, si stagliano con eleganza sul marmo. Tra tutte, spicca la figura monocromatica di San Giorgio e il drago, resa dinamica da colpi di luce materici eseguiti con bianco di piombo.
Le osservazioni ravvicinate, affiancate dalle analisi scientifiche, confermano l’impiego di una tecnica pittorica ad olio applicata su supporto lapideo, precedentemente preparato con un’imprimitura a base di biacca oleosa: una modalità esecutiva raffinata e rara, che arricchisce ulteriormente il valore storico e artistico del portale
ARCHIVIO FOTOGRAFICO
DOCUMENTI TECNICI

PRIMA E DOPO
































